Monumenti di Roma – Villa Adriana – Tivoli

La più grande e la più splendida delle ville imperiali romane sorge a circa 20 km da Roma, su di un basso pianoro a sud della città  di Tivoli, una zona all’epoca molto rinomata, e caratterizzata da numerose residenze di famiglie aristocratiche. L’enorme complesso di edifici fu costruito (probabilmente tra il 118 e il 134 d.C.) per volontà  dell’ imperatore Adriano: personaggio inquieto ed intellettuale, incostante ed avvenutroso, amante dei viaggi e della cultura greca, oltre che appassionato di architettura, egli partecipಠdi persona alla progettazione, ideando probabilmente molti degli edifici. Sorsero così, sparsi in un’area immensa (almeno 120 ettari), numerosi gruppi di costruzioni, disposti in maniera apparentemente casuale -ma in realtà  attentamente studiata- e separati da vasti e lussureggianti giardini.

Adriano -come narra il suo biografo, Elio Sparziano – desiderava riunire idealmente nella sua reggia i principali monumenti dell’impero, in particolare quelli dell’amata Grecia; i luoghi della villa -edifici, terme, ninfei, giardini e valli- portavano spesso il nome di uno di questi monumenti, e ne riprendevano, per così dire “in miniatura”, l’aspetto. Vi era la Valle di Tempe, la città  egiziana di Canopo; inoltre il Liceo, l’Accademia e la Stoà  Poikile, tutti famosi edifici dell’Atene del V e IV secolo a.C.
Straordinaria era la richezza della decorazione architettonica e scultorea della villa: nonostante che essa sia stata più volte scavata e “depredata” dei pezzi più preziosi, che ornano oggi i più famosi 
Musei di Roma e del mondo (tra cui più di 500 statue di altissima qualità  in marmi colorati e numerosi mosaici a tessere finissime; è celebre quello delle colombe, ora ai Musei Capitolini ), si resta ancora colpiti dalla raffinatezza dei pavimenti in scaglie di marmi colorati ( opus sectile), di cui restano splendidi esempi. Non meno interessante è l’aspetto architettonico: molti edifci della villa presentano infatti innovazioni audaci ed orginali, forse ideate dallo stesso Adriano , tra cui cupole a calotta e a crociera e planimetrie assai complesse, in un continuo rincorrersi di linee rette e curve, concave e convesse, che appare nuovo nell’architettura romana, e che ricorda in maniera soprprendente gli edifici della Roma barocca.
Tra i complessi più interessanti è il ” Pecile ” (forse ispirato alla “Stoà  Poikile”, celebre portico di Atene), monumentale quadriportico che racchiude un giardino con una grande piscina centrale. Ad est di esso si trovano le ” Terme con Heliocaminus “, un particolare ambiente riscaldato per mezzo di stufe e raggi solari, utilizzato per i bagni di sole in inverno. Da non perdere il ” Canopo “, lungo bacino d’acqua circondato da portici ed aiuole, e concluso da un grande ninfeo a forma di esedra, probabilmente utilizzato per banchetti all’aperto; il monumento ricorda la città  egiziana di Canopo ed il lungo canale che la collegava ad Alessandria, famoso per le feste notturne che vi si svolgevano. Ma l’edificio più singolare ed affascinate è forse il cosiddetto ” Teatro Marittimo “: di forma circolare, esso racchiude un canale, al centro del quale si innalza un’isoletta rotonda, collegata alla terraferma da due ponticelli girevoli (ora sotituiti da uno in muratura). L’isola è occupata da un’abitazione e da un piccolo impianto termale: una residenza appartata dotata di ogni comfort, certamente destinata all’imperatore stesso per i suoi momenti di quiete. Per l’originalità  della sua concezione, oltre che per l’ardita architettura che caratterizza l’abitazione sull’isola – con un complesso alternarsi di pareti concave e convesse e con grandi finestre aperte sull’acqua- il Teatro Marittimo puಠforse essere considerato simbolo dell’intera villa e della genialità  del suo ideatore.

Monumenti di Roma – Via Appia Antica

Stazio, poeta latino, la chiamò ” regina viarum ” per lo splendore dei monumenti sepolcrali, le ville sontuose del tratto suburbano e per la suggestiva bellezza del percorso. Nella valle che separa il Celio dall’Aventino si apriva un tempo porta Capena, oggi scomparsa, da dove aveva inizio la più imponente delle vie consolari dell’Urbe, la via Appia

Aperta nel 312 a.C., durante le guerre sannitiche dal censore Appio Claudio per unire Roma ” caput mundi ” con le provincie meridionali della penisola, con l’Africa e con l’Oriente, divenne in breve tempo la via eletta, sacra al culto dei defunti, attraversata nelle ferie latine da masse di popolo dirette al tempio di Giove sulla vetta di monte Cavo o al tempio di Diana, sulle rive del lago di Nemi.

L’Appia correva dritta – da qui il nome di ” recto ” – incontro ai colli Albani e scendeva nell’Agro Pontino. Dopo Foro d’Appio toccava Terracina e proseguiva per Fondi fino a Capua . Qualche anno dopo raggiungeva Benevento e Venosa, patria di Orazio, e cento anni più tardi Taranto e Brindisi. Nei primi anni del II secolo d.C. l’imperatore Traiano le aggiunse il suo nome. Con la nuova via Appia Traiana era possibile andare da Roma a Brindisi in 13/14 giorni lungo un percorso totale di 540 chilometri.
Via Appia aveva una larghezza standard di circa 4,15 metri, sufficienti a consentire iI passaggio contemporaneo di due carri nel doppio senso di marcia. Due marciapiedi in terra battuta delimitati da un cordolo di pietra fiancheggiavano la carreggiata. Ogni 10/13 km nei tratti piu frequentati si allineavano lungo la strada le stazioni di posta per il cambio dei cavalli e le ” taberne “, luoghi di ristoro e di alloggio per i viaggiatori.

La costruzione richiese lavori immensi, fu realizzata superando grosse difficolta’ naturali con un piano di concezione sorprendentemente moderno che la rese solida, razionale, agevole nel percorso. Robusti ponti vennero gettati attraverso i fiumi, si colmarono valli, si spianarono alture, si scavarono canali, si alzarono argini per contenere le acque dei torrenti, si provvide a lastricarla di blocchi levigati di durissima lava basaltica che ancora oggi affiorano dall’asfalto.

La caduta dell’ impero d’Occidente e le invasioni barbariche segnarono l’abbandono della via. I monumenti non custoditi vennero spogliati delle opere d’arte e dei rivestimenti, la strada si coprì d’erbe selvatiche e scomparve alla vista. Colonne , marmi , capitelli , statue , fregi , bassorilievi andarono ad arricchire i nuovi edifici dell’ Urbe , le nascenti basiliche cristiane e i castelli baronali. Soltanto verso la metà  del ‘700 si incominciಠa dissotterrare le opere cadute e raccogliere i frammenti. I primi cimiteri cristiani sorsero sulla via Appia alla fine del I sec.: lungo questa strada si scavarono le più importanti necropoli sotterranee, le Catacombe di S. Callisto , che risalgono al II. sec., e quelle di S. Sebastiano , che custodirono per qualche tempo i corpi dei due Apostoli fondatori della Chiesa Romana .
La storia ha accertato che l’Apostolo entrಠnella città  percorrendo la Via Appia. Il tratto più interessante dell’Appia va dalla tomba di Cecilia Metella a Casal Rotondo, circa km. 4.500: i ruderi, rivestiti di marmi, di bassorilievi o ornati di statue mutilate, altri spogli o coperti di rampicanti, si allineano sul margine della via fra pini giganteschi e cipressi nella circostante campagna romana; su un lato corrono le imponenti arcate dell’acquedotto romano, all’orizzonte si delinea il profilo dei Castelli e verso il mare si stende la pianura, in una visione senza tempo che ha affascinato molti grandi poeti, da Orazio a Ovidio , Goethe , Byron , Carducci , D’Annunzio.

Monumenti di Roma – Santa Maria in Trastevere

La chiesa più antica di Roma dedicata alla Vergine. La leggenda narra che venisse eretta su una fonte d’olio dove nel 38 A.C. venne preannunciata la nascita del Salvatore. Tra i primi luoghi ove i cristiani officiarono liberamente i loro servizi, fu iniziata sotto papa Callisto tra il 221 e 227 e terminata da Giulio I . Sotto il papa trasteverino Innocenzo II venne completamente rinnovata e ridecorata nel periodo barocco. Oggi è una delle chiese più belle di Roma.

La facciata è decorata con uno splendido mosaico medievale che rappresenta la vergine in trono col Bambino affiancata da una processione di 10 Vergini.
Il campanile è del XII secolo, fra i più alti e tipici di Roma. L’interno è del XII secolo, colonne di spoglio, con capitelli provenienti da un tempio egizio, il pavimento è in parte cosmatesco. Il soffitto è opera del Domenichino .
Vero gioiello della chiesa sono i mosaici che decorano l’abside del XII sec. col trionfo di Maria. In basso affreschi e mosaici di Pietro Cavallini del XIII sec. che rappresentano episodi della vita di Maria.
Degne di nota la minuscola cappella del tabernacolo, opera rococಠdi Raguzzini e la Cappella Avila , considerata la più grande opera barocca a Roma dopo il periodo di Bernini e Borromini .
In sagrestia si conservano due graziosi mosaici del I sec. D.C.

Monumenti di Roma – Piazza Venezia

Centro topografico di Roma, più che una piazza, Piazza Venezia è un incrocio di vie, molto trafficate, ma è un ottimo punto di partenza per cominciare a passeggiare alla scoperta di Roma, trovandosi in un punto strategico tra le Roma medievale e rinascimentale e il centro della Roma archeologica. Nel passato la piazza era molto più modesta, divisa in due piazzette da Palazzetto Venezia .

La piazza davanti a Palazzo Venezia collegava la Via Papalis dal Vaticano al Laterano con la Via Lata , che da Porta Flaminia portava al centro della città . Sulla piazza, al posto dell’odierno palazzo delle Assicurazioni, si trovava la bottega d’arte di Michelangelo . La decisione di costruire sul fianco del Campidoglio il monumento a Vittorio Emanuele II provocಠla distruzione della piazza papale per dare vita al nuovo centro politico-morale della nuova Italia. La nuova sistemazione, frutto di demolizioni e ricostruzioni, riflette la nuova ideologia di grandiosità  e la volontà  di creare il mito della “terza Roma” sui resti della Roma imperiale e di quella papale. Opposto all facciata di Palazzo Venezia sorge il moderno Palazzo delle Assicurazioni che imita specularmente le forme del celebre dirimpettaio. Sul lato nord all’angolo con il Corso è invece il secentesco Palazzo Bonaparte , che prende il nome dalla madre di Napoleone, che dopo la caduta dell’imperatore vi soggiornಠfino alla morte nel 1836. Ancora perfettamente conservato è il balconcino con chiusine verdi dal quale la vecchia signora spiava i passanti senza essere vista. Nel periodo natalizio al centro della piazza viene posto il coloratissimo albero di Natale che fa da pendant a quello del Vaticano in piazza San Pietro e che rende ancora più gradevoli le grandi aiuole perennemente in fiore.

Monumenti di Roma – Piazza Navona

E’ la piazza più caratteristica della città ; tutto il quartiere dove è situata, con le strade strette ed i vicoli scuri, i palazzi chiusi testimoniano di un mondo passato e di una tradizione gloriosa e piena di fascino. La storia della piazza risale all’antica Roma. Su tutta l’area sorgeva il vastissimo circo dell’Imperatore Domiziano, sulle gradinate del quale sono edificate oggi le case che circondano l’odierna piazza. Qui si svolgevano finte battaglie navali, grandiosi spettacoli pubblici, giuochi ecc.

Più tardi, sebbene il complesso fosse andato in rovina fino a scomparire, sul luogo il popolo continuava a divertirsi. Nel medioevo le festività  popolari continuavano a svolgersi qui. Anche nel XIX sec i commedianti girovaghi con le loro buffonerie, divertivano qui il popolo che, nelle domeniche e nelle feste del mese di Agosto, sostava a lungo a sguazzare nell’acqua fatta traboccare dalle fontane, con gran divertimento dei cardinali e dei ricchi, i quali dalle loro vetture gettavano denari a piene mani per aumentare la gaiezza popolare. Oggi resta il grande mercato di Natale, che richiama alla vita tutto il passato della piazza. La forma odierna della piazza rettangolare, con le fontane, la chiesa di S.Agnese, il Palazzo Pamphilj e le case d’affitto che la circondano, era già  costruita tra il 1600 ed il 1700. Da quei tempi quasi nulla è stato mutato ed in questo fatto sta il segreto che la caratterizza. Il Papa Innocenzo X iniziಠla sistemazione della Piazza, fino allora sporca e trascurata, con la ricostruzione del Palazzo Pamphilj che ordinಠa Girolamo Rainaldi. Il grandioso palazzo con la sua massa semplice diede subito a tutto l’ambiente un carattere distinto al quale si poggiarono dopo le altre costruzioni. L’interno è notevole per le decorazioni del salone con affreschi di Pietro da Cortona, rinomato artista fiorentino. Il papa fece anche innalzare la chiesa di S.Agnese , sul luogo dove la santa subì il martirio. Già  nel medioevo si era qui innalzata una prima chiesa sulle mura del Circo. I resti di questa si vedono sotto la chiesa odierna. La chiesa è opera del Borromini (1645-50). L’artista fu particolarmente criticato e deriso per l’ondeggiamento barocco della facciata, per la leggerezza delle torri e della cupola, e per la concezione arditamente nuova di tutto l’insieme.Il più spietato dei critici fu il suo eterno rivale Bernini . L’artista, sofferente e debole di nervi, venne tanto afflitto dalle critiche incessanti che finì col suicidarsi. L’interno della chiesa è di Carlo Rainaldi, abbondantemente decorato in conformità  allo spirito barocco. Il papa fondatore Innocenzo X vi ha qui sepoltura. Ultimata la piazza, il pontefice continuಠad abbellirla con la costruzione di due fontane. Una di queste, capolavoro del Bernini, è la centrale Fontana dei Fiumi . Sul gruppo delle rupi siedono i giganti simboleggianti i fiumi dei quattro Continenti: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata. In alto s’alza l’ obelisco di Domiziano . L’altra, davanti al Palazzo Pamphilj, è la Fontana del Moro . La terza fontana, situata all’altro lato della piazza è opera recente del sec. XIX. Oggi la piazza è circondata da caratteristici caffè e wine-bar, al centro della piazza i pittori espongono le loro opere, e i romani, grandi o piccini, vengono a passeggiare creando un’armonia indissolubile tra arte, storia e vita vera.

Monumenti di Roma – Piazza di Spagna e Trinità dei Monti

La piazza è uno dei punti più caratteristici ed offre uno splendido panorama sul centro di Roma. Dominata dalla facciata della chiesa della Trinità  dei Monti, costruita nel 1502 e consacrata nel 1587 da Sisto V, che ne fece un punto chiave del suo ambizioso piano urbanistico, divenne il punto di partenza della Via Felice, poi Sistina, rettifilo che conduceva i pellegrini alla basilica di Santa Maria Maggiore

Al centro della piazza è l’ obelisco , punto di convergenza di diverse strade. Imitazione romana degli obelischi egizi, risale all’epoca imperiale, proviene dagli Orti Sallustiani, ma venne qui collocato come elemento di raccordo tra la chiesa e la scalinata. I geroglifici vennero scolpiti a Roma imitando quelli dell’obelisco di Piazza del Popolo . All’angolo formato dalla convergenza di Via Sistina e Via Gregoriana è Palazzetto Zuccari , progettato da Federico Zuccari e noto con l’appellativo di “casa dei mostri” perché le finestre ai lati sono modellate a bocca di mostri. Venne abitato dalla regina di Polonia Maria Sobiesky . Proscenio alla chiesa è la monumentale scalinata di Trinità  dei Monti progettata nel 1726 da Francesco De Sanctis e realizzata completamente in travertino. Scegliendo come nume ispiratore il numero tre, in onore della chiesa della Trinità , il De Sanctis crea una serie di rampe divise in tre parti che poi si congiungono e subito convergono in due direzioni in un alternarsi di convessità  e concavità  delle pareti, di gradinate e piani di sosta. Dal 1951 nel periodo aprile-maggio si tiene una grande esposizione di azalee che danno alla scalinata un fascino tutto particolare.

Monumenti di Roma – Palazzo Venezia

Palazzo Venezia forma il lato occidentale della piazza. Fu il primo palazzo rinascimentale edificato a Roma nel 1455 per il cardinale veneto Pietro Barbo, divenuto poi papa con il nome di Paolo II. Il progetto viene attribuito a Leon Battista Alberti.

Il palazzo presenta le caratteristiche di una fortezza sul piano superiore le eleganti e raffinate finestre a crociera mostrano gli elementi rinascimentali.
Il portale, attribuito a Giovanni Dalmata mostra il sigillo dei Barbo.Splendido il cortile interno il cui ordine delle colonne, tuscaniche alprimo piano e ioniche e corinzie al secondo ricorda gli archi del Colosseo.
Nell’interno, la Sala Regia ha tracce di pitture di Donato Bramante e la Sala del Mappamondo è decorata dalle classiche prospettive di Andrea Mantegna . Il palazzo venne ceduto nel 1564 alla Repubblica Veneta come sede degli ambasciatori. Dopo il trattato di Campoformio passಠall’Austria per la sua ambasciata, nel 1916 il palazzo venne rivendicato dall’Italia.

Deve la sua fama al fatto che qui Mussolini insediಠil suo quartier generale occupando la immensa sala del mappamondo e lanciando i suoi discorsi alle masse dal piccolo balcone al secondo piano.
Passando di notte per la deserta Piazza Venezia, si poteva notare una finestra dalla luce perennemente accesa: segno che il governo fascista non riposava mai. E finchè a vegliare la notte c’era quella luce, gli italiani potevano dormire sonni tranquilli. C’era lui a proteggere tutti… Oggi il Palazzo è sede del Museo del Palazzo Venezia, ricco di raccolte molto varie, arazzi, marmi, armi, argenti, ceramiche, e dell’importantissima Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e di Storia dell’Arte .

Monumenti di Roma – Foro di Traiano

Ultimo tra i Fori Imperiali, in ordine di tempo, ad essere costruito, fu anche il più grandioso. Iniziato nel 107 (anno del trionfo di Traiano sui Daci), fu concluso nel 113 d.C., ad opera dell’architetto Apollodoro di Damasco . Costui, per creare uno spazio utile alla costruzione del Foro, fece tagliare la sella che anticamente univaCampidoglio Quirinale . Testimonianza ne è l’iscrizione alla base della Colonna Traiana : “ad declarandum quantae altitudinis mons et locus tantis operibus sit egestus” (“Per indicare quanto era alto il colle che con questi lavori è stato demolito”): la colonna dunque serviva anche ad indicare l’altezza originaria del colle tagliato per liberare l’area per il Foro. Tale “liberazione” comportಠla distruzione dell’Atrium Libertatis (dove si svolgeva la liberazione degli schiavi), e un tratto delle Mura Serviane tra Campidoglio e Quirinale, ormai prive di funzione

Il Foro, lungo 300 e largo 185 m, si articolava su terrazze sopraelevate l’una rispetto all’altra. L’ingresso avveniva dal lato del Foro di Augusto attraverso un grande arco ad un solo fornice, sormontato dalla statua diTraiano su carro trionfale, tirato da sei cavalli (ne abbiamo testimonianza attraverso le monete). La vasta piazza rettangolare, al centro della quale era la grandiosa statua equestre di Traiano, aveva due lati chiusi da portici colonnati sul fondo dei quali si aprivano delle esedre semicircolari (forse adoperate come sedi di scuole). Delle due è ben visibile quella orientale, all’altezza dei Mercati Traianei , dai quali era separata tramite un muraglione in blocchi di peperino. In questi portici dovevano essere esposte delle statue dei precedenti imperatori e dei membri delle rispettive famiglie. Il fondo della piazza era occupato e sbarrato dalla imponente Basilica Ulpia (da Marco Ulpio Traiano, nome completo dell’imperatore): misurando 170 x 60 m era la più grande mai costruita in Roma. L’interno, cui si accedeva tramite tre gradini, era diviso in 5 navate da quattro file di colonne: tra le funzioni della Basilica, oltre a quelle ordinarie, giudiziarie ed economiche, c’era anche quella ereditata dal demolito Atrium Libertatis. Dietro la Basilica c’erano le due biblioteche, quella greca e quella latina, che inquadravano la colonna. Quest’ultima, alta 29,78 m (ma arriva a circa 40 m se si considera anche il basamento) è costituita da 17 grandi rocchi di marmo di Luni: nel basamento è ricavata la porta di ingresso, rivolta verso la Basilica, che introduce all’ambiente interno e alla scala a chiocciola, illuminata da strettissime feritoie, la quale conduceva alla sommità  della colonna. Lo scopo della colonna era quello di servire come tomba dell’imperatore: in una stanzetta ricavata nel basamento era infatti conservata l’urna d’oro con le ceneri di Traiano. Sul fusto della colonna si svolge a spirale (23 giri per 200 m di lunghezza!) la narrazione in bassorilievo delle due guerre condotte all’inizio del II sec. d.C. da Traiano contro i Daci. La figura di una Vittoria che scrive su uno scudo serve ad indicare dove finisce la narrazione della prima guerra e dove inizia quella della seconda. Il rilievo fu eseguito quando la colonna era già  stata innalzata, per cui si tenne conto del punto di vista dell’osservatore: le fasce crescono di altezza man mano che si va verso l’alto, in modo che dal basso appaiono tutte uguali. La lettura del rilievo era poi aiutata dalla originaria policromia dello stesso. Alle spalle della colonna, dopo la morte dell’imperatore e della moglie Plotina (121 d. C.) fu costruito, ad opera di Adriano , un grandioso tempio a lui dedicato, di cui ci rimane una sola colonna di marmo bianco. Si dice che la colonna è sopravvissuta grazie a papa Gregorio Magno (590-604) il quale, colpito da una scena in cui si vedeva Traiano aiutare una donna il cui figlio era stato ucciso, pregಠper la salvezza dell’anima dell’imperatore. Dio concesse allora la grazia al papa, ammonendolo, perà², di non pregare più per i pagani. Secondo la leggenda, al momento dell’esumazione delle ceneri la lingua di Traiano, ancora intatta, raccontಠdi come la sua anima fosse stata salvata dall’inferno. La terra fu allora dichiarata sacra e la colonna fu risparmiata. àˆ interessante ricordare che una cappellina, addossata al basamento della colonna, e perciಠchiamata San Niccolಠad Columnam, ebbe il campanile nella colonna stessa, alla sommità  della quale l’eremita, che officiava la cappellina, aveva posto una campanella che lui stesso suonava tramite una lunga corda. Questa cappellina, molto antica, dal momento che è ricordata in un documento del 1336, fu demolita nel 1500 per ordine di Paolo III . All’epoca di Sisto V , intorno al 1587, la statua di Traiano, posta sulla sommità  della colonna, fu sostituita da quella di San Pietro . Fortunatamente il costo di trasportare la colonna in Francia era talmente elevato che Napoleone III, nel 1865, dovette rinunciare alla rapina di quest’opera d’arte: si limitಠallora a farne rilevare in gesso i bassorilievi. Fu in quell’occasione che si notarono su di essa le tracce di smalto d’oro e di colore vermiglio e azzurro. Attualmente è in corso una notevole campagna di scavo che tende anche a mettere in luce nuovi elementi ma soprattutto a restituire unità  al Foro, finora tagliato dalla presenza di strade moderne.

Monumenti di Roma – Fontana di Trevi

La più artistica di Roma , presente nell’immaginario comune grazie al film di Federico Fellini ” La dolce vita ” in cui Anita Ekberg si bagna vestita nel suo bacino

Fontana mostra dell’ Acqua Vergine condotta a Roma nel 19 A.C. da Marco Vipsanio Agrippa per alimentare le terme da lui costruite al Pantheon . L’acqua venne denominata Vergine in omaggio ad una fanciulla che avrebbe indicato la sorgente ai soldati assetati. Nel 1453 papa NicolಠV fece erigere una fontana da Giovan Battista Alberti nella località  detta “dello Trejo” e nel corso degli anni divenne Trevi. La fontana era un momento importante per la città  che tornava ad avere acqua di sorgente dopo aver utilizzato per secoli l’acqua del Tevere . Tre secoli dopo papa Clemente XII decise di sostituirla e indisse un concorso invitando i migliori artisti del suo tempo a partecipare. Lo scopo era quello di ornare Roma di un’opera grandiosa e di fornirla di maggiore quantità  d’acqua potabile. Fra i bozzetti fu scelto quello del romano NicolಠSalvi . La costruzione della fontana durಠ23 anni e coprì tutto il lato di Palazzo Poli .

Fontana di Trevi ha nel mezzo un arco trionfale sormontato da un attico sul quale sovrasta lo stemma di Clemente XII . Al centro di una base rocciosa si erge la statua di “Oceano” sopra un carro a conchiglia trainato da due cavalli marini guidati da tritoni. I cavalli rappresentano il mare agitato e calmo. Le due statue ai lati di Oceano rappresentano la Salubrità  e la Prosperità  chiara allusione agli effetti benefici di un’acqua pura.
I bassorilievi sovrastanti ricordano l’approvazione del progetto dell’acquedotto di Agrippa e la leggenda della vergine che indica la sorgente ai romani. Nella vasca che rappresenta il mare, i turisti gettano una moneta per assicurarsi il ritorno a Roma. Un altro rito romantico è legato alla fontanella sul lato sinistro chiamata “fontanina degli innamorati”. Secondo la leggenda le coppie che bevono a questa fontanella hanno il privilegio di restare sempre fedeli .

Monumenti di Roma – Castel Sant’Angelo

Questo mausoleo fu fatto costruire da Adriano per accogliere la sua salma e quelle dei suoi successori. Per mettere in comunicazione tale sepolcro con la regione del Campo Marzio fu costruito un ulteriore ponte sul Tevere, il Ponte Elio , che fu inaugurato nel 134 d.C.. I lavori di costruzione del mausoleo furono completati, dopo la morte di Adriano (138 d. C.), nel 139 d.C., da Antonino Pio : in un primo tempo, dunque, Adriano trovಠsepoltura in altro luogo e, precisamente, a Pozzuoli.

L’edificio aveva un basamento in mattoni quadrato, di 89 m di lato e alto 15 m. Entro questo recinto vi era il tamburo circolare, in opera cementizia, del diametro di 64 m, alto 21. All’esterno tutto il mausoleo doveva apparire rivestito di marmo. L’ingresso attuale è più alto di quello originale, che sostituisce, di circa 3 m. Attraverso il corridoio si arriva ad una camera quadrata (vestibulum), con una nicchia semicircolare nel muro di fondo, dove doveva essere disposta una grande statua di Adriano. Sulla destra di questa stanza ha inizio un corridoio anulare, pavimentato in mosaico bianco, che porta alla camera funeraria: 4 pozzi verticali servivano a illuminare la galleria. Essa descrive un giro completo, raggiungendo un livello di 10 m di altezza rispetto alla stanza quadrangolare (vestibulum). Da qui un corridoio reca alla stanza sepolcrale, posta esattamente al centro del monumento. In questa stanza quadrata, in origine interamente rivestita di marmo, trovarono sepoltura i successori di Adriano, fino a Caracalla . Al di sopra di questa vi sono altre due stanze e, sulla sommità  del monumento, un podio sosteneva la quadriga bronzea con la statua di Adriano. L’uso sepolcrale del monumento cessಠcon Settimio Severo (193-211 d. C.). Già  intorno al 400 d. C. il mausoleo fu incluso in un bastione avanzato delle Mura Aureliane , realizzato probabilmente da Onorio. Da questo momento il sepolcro, finora chiamato Adrianeum o Templum Adriani, prese il nome di Castellum. Nel 537 d. C. sostenne l’assedio dei Goti di Vitige e fu in quell’occasione, come racconta Procopio, che i difensori utilizzarono come proiettili anche le numerose statue che ornavano il monumento! Intorno al X sec. probabilmente avvenne la trasformazione in castello: fortificato da Crescenzio, della famiglia di Alberico, assunse il nome di castrum Crescentii. Teodorico lo adibì a prigione (Carceres Theodorici) e tale funzione fu mantenuta al “castello” anche sotto i papi e con il governo italiano, fino al 1901. La statua dell’Angelo, che dà  il nome al castello, fu posta sulla sua sommità  in ricordo dell’apparizione a S. Gregorio Magno, nel 1600, dell’angelo che, rinfoderando la spada, annunciava la fine della grave pestilenza che aveva colpito Roma. Accanto alla statua dell’angelo è la Campana della Misericordia, che annunciava lugubremente le esecuzioni capitali. L’angelo attuale è di bronzo ed è opera di Pietro van Verschaffelt: esso è il sesto della serie. Il primo, di legno, fu sostituito per consunzione; il secondo, di marmo, crollಠe andಠa pezzi; il terzo, di marmo, fu abbattuto da un fulmine; il quarto, di bronzo, venne fuso per farne cannoni nel 1527, durante il Sacco di Roma ; il quinto, di marmo con ali di bronzo, è oggi nel Cortile delle palle (detto così dai mucchi di palle di cannone di tutte le misure che costituivano il munizionamento del castello). L’attuale, di bronzo, nel 1798 fu dipinto dai Francesi di bianco, rosso e azzurro e, con in testa un berretto frigio, fu ribattezzato “Genio della Francia liberatrice di Roma”. Nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare su cui la tradizione riconosce l’impronta dei piedi dell’Arcangelo, quando si fermಠper annunziare la fine della peste. Nel 1277 fu costruito il ” Corridoio Vaticano “, che conduceva dal Palazzo del Vaticano a Castel S. Angelo per fornire al papa una via di fuga in caso di pericolo. Terribili erano le sue prigioni, ancor oggi visitabili, specie la cella detta Sammalo o San Marocco, nella quale il condannato veniva calato dall’alto e a malapena riusciva a sistemarsi piegato in quanto non poteva stare né in piedi, né disteso. Tra gli illustri ospiti delle prigioni possiamo ricordare Benvenuto Cellini, il quale, riuscito a scappare, fu ripreso e gettato nei sotterranei, dove si consolಠdipingendo un Cristo risorto, di cui rimangono ancora tracce. Nella camera sepolcrale degli imperatori si rifugiarono Cola di Rienzo, alla sua prima cacciata nel 1347 e Clemente VII , durante il Sacco. Sotto Leone X e Pio IV si tennero nel castello anche spettacoli teatrali e, fino ai primi del nostro secolo, in occasioni speciali, vi si accendeva la Girandola, un fuoco d’artificio creato, pare, da Michelangelo . Oggi il castello è sede di un museo e le sue stanze sono splendidamente affrescate.